Si parla di infarto del miocardio quando si verifica una necrosi di una parte del tessuto cardiaco, causata dall’ostruzione di una delle arterie coronariche responsabili di fornire sangue ossigenato al cuore. Questa ostruzione, che può essere parziale o totale, è spesso il risultato di un accumulo di grasso, colesterolo o altre sostanze che formano una placca all’interno delle arterie (aterosclerosi). Quando questa placca si rompe, può causare la formazione di un coagulo che interrompe il flusso di sangue, provocando la morte del tessuto (necrosi).
Ci sono segnali a cui prestare attenzione e come si previene l’infarto? Ne parliamo con il professor Giulio Stefanini, cardiologo dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano.
Infarto del miocardio: i sintomi più comuni
La sintomatologia associata all’infarto del miocardio può variare notevolmente da persona a persona. Non tutti i pazienti manifestano gli stessi sintomi, né li percepiscono con la stessa intensità. In alcuni casi, l’infarto può essere asintomatico, mentre in altri casi il primo segno può essere un arresto cardiaco improvviso. La manifestazione più tipica dell’infarto è una sensazione di peso o dolore al petto che dura più di dieci minuti. Questo dolore può estendersi dal petto a uno o entrambi i bracci e può irradiarsi al collo, alla mascella e alla schiena. Inoltre, il dolore toracico può essere accompagnato da nausea, bruciore di stomaco o dolore addominale, difficoltà respiratorie, sensazione di stanchezza, sudorazione fredda, stordimento o vertigini.
Infarto del miocardio: quali sono le persone più a rischio?
Alcuni fattori di rischio per l’aterosclerosi e l’infarto possono essere distinti in modificabili e non modificabili. Tra i fattori non modificabili vi sono l’età avanzata, il sesso (con un rischio maggiore nei maschi in età giovanile e matura, ma uguale nei due sessi dopo la menopausa femminile) e la familiarità (presenza di casi di infarto in famiglia, soprattutto se verificatisi dopo i 55 anni negli uomini e i 65 nelle donne).
Tra i fattori modificabili rientrano il fumo, l’ipertensione arteriosa (che danneggia le arterie), livelli elevati di colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo “cattivo” che restringe le arterie) o di trigliceridi, il diabete (eccesso di glucosio nel sangue che danneggia le arterie e favorisce l’aterosclerosi), l’obesità (associata ad alti livelli di colesterolo e trigliceridi, ipertensione e diabete), la sindrome metabolica (che comprende obesità, diabete e ipertensione), la sedentarietà (mancanza di attività fisica che contribuisce ad aumentare i livelli di colesterolo e il rischio di aumento di peso), lo stress e l’uso di sostanze stupefacenti.
Come avviene la diagnosi di infarto del miocardio?
In genere, la diagnosi di infarto si basa sui sintomi riportati dal paziente. Tuttavia, l’esecuzione di un elettrocardiogramma (ECG), che registra l’attività elettrica del cuore, è fondamentale per confermare o escludere l’infarto, poiché il muscolo cardiaco danneggiato presenta un’alterazione nella conduzione degli impulsi elettrici.
Inoltre, tramite gli esami del sangue, si possono verificare i livelli degli enzimi cardiaci, sostanze rilasciate nel sangue dalle cellule del muscolo cardiaco che hanno subito necrosi.
A volte può essere utile eseguire un ecocardiogramma, un esame che utilizza ultrasuoni per visualizzare il cuore nelle sue dimensioni, forma e movimento, offrendo ulteriori informazioni diagnostiche.
Infarto: si può prevenire?
Sebbene non sia possibile evitare completamente un evento come l’infarto, è possibile ridurre i fattori di rischio correlati, intervenendo in particolare su quelli modificabili e quindi prestando attenzione al proprio stile di vita.
Se necessaria, la terapia medica potrebbe servire per controllare i fattori di rischio come l’ipertensione arteriosa e l’ipercolesterolemia.
L’alimentazione dovrebbe essere varia ed equilibrata, che prediliga cereali integrali, legumi, frutta e verdura, e riduca il consumo di grassi saturi e colesterolo (presenti, ad esempio, nel burro e nelle carni rosse), preferendo invece olio extravergine di oliva, pesce e carni bianche.
È importante anche svolgere regolarmente attività fisica aerobica, come correre, camminare a passo sostenuto, nuotare o andare in bicicletta, per almeno tre volte alla settimana per 45 minuti, per mantenere il peso corporeo nella norma, migliorare la capacità del cuore di pompare il sangue e tenere sotto controllo la pressione arteriosa. Evitare il fumo è essenziale per il benessere cardiovascolare e in generale per la salute.
Lo stress può influenzare la salute del cuore poiché può aumentare la pressione arteriosa. Una condizione continua di stress, infatti, è associata ad un aumento dei valori della pressione che sono correlati al rischio cardiovascolare. Inoltre può avere un impatto sulle placche aterosclerotiche nelle arterie coronarie, aumentando il rischio di rottura e favorendo così un evento come l’infarto. Mantenere sotto controllo la pressione arteriosa può aiutare a monitorare la situazione, poiché lo stress può causare un aumento della pressione.