Quando viene a mancare una persona cara che fa parte della nostra vita cerchiamo di reagire psicologicamente. Una modalità è quella di tornare il più presto possibile alle nostre attività quotidiane, nella speranza di “spegnere” quel dolore dentro di noi. Niente di più sbagliato. Il lutto, tanto più se è grave e improvviso, non va rimosso ma accolto e superato con il tempo che serve. Ne parliamo con la dottoressa Katia Rastelli, psicologa di Humanitas.
Tornare alla “vita normale”
La tristezza e il dolore che derivano dal un lutto improvviso non posso essere cancellate con un colpo di spugna. Si tratta di emozioni complesse che vanno gestite ed elaborate e che possono facilmente influire sulla nostra capacità di superare gli obblighi quotidiani. Ci si immagina erroneamente di poter tornare alla cosiddetta “vita normale” come se nulla fosse, risparmiando il dolore per le serate e i giorni liberi, quando cioè si ha il tempo di elaborarli. In realtà al dolore non può essere messo un timer: ecco quindi che può rispuntare sotto diverse forme, fra quali ansia e panico per cose che apparentemente nulla hanno a che fare con la perdita subita.
Quando si parla di ansia pervasiva?
L’ansia che può derivare da un lutto ha il potere di essere pervasiva e di inficiare anche altri ambiti della vita che apparentemente nulla c’entrano con la scomparsa della persona cara. Soprattutto se la morte è arrivata improvvisamente e senza preavviso, a causa di un incidente o di una malattia fulminante.
Ecco quindi che può capitare che per un periodo si abbia paura di ricevere telefonate con altre brutte notizie, o ci si fa prendere dal panico ogni volta che una persona cara passa più di un’ora senza rispondere ai nostri messaggi. Sudore, tachicardia, pensieri ossessivi dallo sfondo negativo possono essere sintomi di una mancata elaborazione del lutto.
Accettare i sintomi per superarli
Molte persone provano ansia e altri sintomi di tipo depressivo all’indomani di una perdita inaspettata. Tutto questo è normale e deve essere messo in conto, se abbiamo subito un lutto improvviso. Così come il fatto che una delle reazione immediate e più comuni dopo una perdita è la negazione. I sentimenti negativi possono essere particolarmente difficili da elaborare quando una perdita è inaspettata perché il percorso verso l’accettazione è più lungo.
Quando la morte è improvvisa
La morte di una persona cara è sempre difficile, indipendentemente da come la perdi. Ma quando accade a causa di una lunga malattia si ha un po’ di tempo in più per iniziare a capire cosa sta succedendo. Una morte improvvisa, d’altra parte, porta con sé una serie di problemi in più. Il senso della propria mortalità domina la mente del sopravvissuto e predispone le persone in un futuro che porta all’ansia.
Una volta realizzata la perdita è bene aspettarsi sintomi come oppressione al petto, irregolarità del sonno, problemi di messa a fuoco, pianto improvviso e cambiamenti nell’appetito. Potresti anche provare un senso generale di impotenza o squallore sul futuro. Molti di questi sintomi possono indicare anche altri problemi di salute, quindi è sempre importante consultare un medico e escludere qualsiasi altra causa.
Occasionalmente, le persone sviluppano disturbo da stress post-traumatico, soprattutto se la perdita è stata dovuta ad un incidente particolarmente violento. In questo caso è fondamentale parlarne con un professionista per ricevere la giusta assistenza psicologica. Parlare con un terapeuta infatti può fare una grande differenza nel processo di guarigione. Il punto più importante da tenere presente è che le persone non superano la morte di una persona cara, ma integrano la perdita nelle loro vite. Ciò significa creare una “nuova normalità” che onori la persona che è venuta a mancare, pur continuando a permetterti di andare avanti.
Il Disturbo post-traumatico da stress (PTSD)
“La società attuale, a differenza del passato, fatica sempre più ad integrare l’idea della morte come un passaggio naturale della nostra esistenza – ha affermato la psicologa -. La paura di morire ha portato, in generale, a sostituire alla normale elaborazione del lutto, meccanismi come l’evitamento e la negazione che, seppur utili nel primo periodo (per non “impazzire dal dolore”), non permettono in seguito alla mente di portare a conclusione un processo importantissimo, seppur impegnativo, che dovrebbe concludersi con l’accettazione di un normale senso del limite, presente nella nostra vita”.
“Evitamento e negazione, protratti nel tempo, sono molto dispendiosi a livello di energie mentali ma soprattutto non sono comunque in grado di gestire le naturali emozioni connesse, che si possono allora far sentire in maniera più o meno importante, a volte all’improvviso, magari stimolate da altre situazioni o contesti (rabbia, scoppi d’ira, isolamento e così via) – ha continuato Rastelli -. È importante invece prendersi il proprio tempo per “soffrire il dolore”. Quando si ha a che fare con una perdita improvvisa la situazione purtroppo si complica, perché la mente si trova ad affrontare un vero e proprio trauma, con sintomi simili al Disturbo post-traumatico da stress (PTSD). Si sta male fisicamente e psicologicamente, spesso ci sono pensieri intrusivi e ricorrenti, si può arrivare a mettere in atto comportamenti a volte disfunzionali (non curarsi, assunzione di alcolici e così via). La situazione dovrebbe normalizzarsi dopo 12/18 mesi tuttavia, se dovessero permanere sintomi importanti come disturbi del sonno, faticabilità o poco interesse nel fare le cose, questo potrebbe significare che ne è derivata una situazione a carattere depressivo che necessita di essere presa in mano, magari con un aiuto specialistico. È importante ricordare comunque che non esiste una “giusta” reazione ad un dolore così grande e che un ruolo fondamentale viene sempre ricoperto dal supporto familiare e degli amici. L’affetto di chi ci circonda è la strada che ci permette di continuare a vivere, riorganizzando la nostra esperienza nell’assenza, ma soprattutto nel ricordo di chi ci ha lasciati”.